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Pochi mesi dopo aver assunto il potere con il colpo di stato del 18 brumaio, nell'inverno tra il 1799 e il 1800, Napoleone è intensamente impegnato su più fronti.
Fallito l'obiettivo di arrivare ad una pace con gli Austriaci, il 15 maggio 1800 l'Armata di Riserva di Napoleone, composta da poco meno di 40.000 uomini, comincia l'attraversamento del Gran San Bernardo con non poche difficoltà, data la stagione ancora inclemente.
Invece di recarsi subito, come aveva promesso, in soccorso del generale Masséna -che a Genova era assediato dagli Austriaci- Bonaparte marcia su Milano ma non si ferma: prosegue sino a conquistare la posizione strategica di Stradella.
I tempi sono maturi per uno scontro nell'area della Pianura Padana.
La battaglia campale tanto anelata, ma assolutamente non prevista per quella giornata, scoppia il 14 giugno 1800 all'alba, nella piana di Alessandria, tra i fiumi Bormida e Scrivia, in seguito ad una sortita in forze dell'imperiale e regio esercito austriaco da Alessandria contro le posizioni dei francesi a Marengo.
Nelle quattordici ore di Marengo, Bonaparte appare singolarmente apatico.
A metà pomeriggio l'Armata di Riserva è in ritirata se non in vera rotta verso il paese di San Giuliano.
Gli austriaci sono certi del successo: il generale Melas ritorna esultante in Alessandria senza seguire le ultime fasi dello scontro. Poco dopo però, giunge sul campo il generale Desaix con i suoi uomini e riorganizza il contrattacco francese, prendendo di sorpresa un nemico troppo sicuro di sé.
La battaglia è vinta dai francesi, e buona parte del merito va ai luogotenenti di Napoleone: Desaix e Kellermann, che al momento opportuno scatenano l'assalto decisivo, e Victor, che ha difeso per ore e ore Marengo, permettendo a Desaix di arrivare in tempo sul campo dove, peraltro, troverà la morte.
Il giorno dopo Melas chiede l'armistizio, i cui termini vengono redatti nella Convenzione di Alessandria.
A produrre il mito della battaglia fortunata e vittoriosa contribuirono diversi fattori: l'originalità e la velocità dell'esecuzione dei movimenti strategici, la morte sul campo del fidato e fondamentale Desaix, e soprattutto la diffusa sensazione di incomprensione che colpì i testimoni dei fatti, tutti attoniti dall'improvviso capovolgersi degli avvenimenti.
Ancora per giorni dopo la battaglia, i cittadini di Alessandria e delle terre circostanti credettero che gli austriaci avessero vinto, tanto impossibile a comprendersi era quanto successo.