Home / Vivere la Città / Cinquecento e Seicento
A partire dal 1535 il territorio alessandrino fu più volte vittima delle
invasioni francesi e, per tutto il XVII secolo cade sotto il dominio spagnolo. In
questa fase divenne uno dei più importanti snodi commerciali tra Genova e
Lombardia.
Dei molti palazzi, delle chiese e delle poderose
forticazioni erette in questo periodo non restano, oggi, che poche sparse
tracce.
La città del Settecento ha inglobato quasi completamente i resti delle
epoche precedenti. Restano alcune tracce della dominazione spagnola negli
interni delle chiese e dei palazzi
successivi come, per esempio, le terrecotte e la statua in legno policromo in
Santa Maria di Castello, alcuni sovraporta di Palazzo Cuttica, i dipinti del
Caccia in Cattedrale, i corali di Pio V esposti al museo civico.
Unico edifico rimasto, a testimonianza della dominazione
spagnola, è la piccola chiesa dedicata
alla Vergine del Monserrato, eretta dal governatore Matheo Otanez.
La chiesetta della Beata Vergine di Monserrato è l’unico edificio rimasto a testimoniare la lunga dominazione spagnola in città. Sorge sull'omonima piazzetta, di fianco ad uno stabile precedentemente occupato dall'asilo Infantile "Monserrato", retto dalle Suore Salesiane e risalente alla metà dell'Ottocento. La Madonna di Monserrato è particolarmente cara alla devozione degli Spagnoli. Si pensa che a fondare la chiesetta sia stato proprio uno spagnolo: il Maestro di Campo e Capitano Generale della fanteria spagnola Matheo Otanez, che governò Alessandria dal 1625 al 1627. Nella nicchia sull’ingresso è presente un affresco raffigurante la Madonna del Monserrato; all’interno è collocata una Madonna Nera attribuita ad un artista spagnolo del XVII secolo.
Già documentata nel 1486, dal 1648 fu sede della prima scuola pia, voluta dai coniugi Scolia. Dal 1765 al 1769 fu ricostruita da Giuseppe Caselli. Oggi è chiusa al culto. Tra i preziosi arredi ritrovati al suo interno ricordiamo due arazzi di scuola fiamminga della seconda metà del Seicento. Oggi i reperti sono conservati presso il Museo Civico di Alessandria.
Dell’antica chiesa benedettina fondata dai castellazzesi trasferitesi in città, verso la fine del Duecento, poi trasformata in convento delle Orsoline, resta solo il campanile alto 21 metri la cui copertura fu fatta nel 1888. Il resto dell’edificio è occupato da una scuola.